Comfort zone

Di lei se ne parla spesso, la sentiamo nominare di continuo ma effettivamente cos'è la Comfort Zone?

Letteralmente una zona di comfort non è altro che un luogo nel quale ci sentiamo tranquilli e al sicuro, dove siamo certi che nulla ci creerà problemi. La Comfort Zone in realtà rappresenta uno stato mentale, psicologico dove ci sentiamo più forti perché intoccabili. In questo "posto che non c'è" gli imprevisti sono ridotti al minimo e se apparentemente sembrerebbe essere l'isola felice dei nostri pensieri in realtà rappresenta la tomba della creatività.

L'ansia, la pressione psicologica, la vulnerabilità sono tutti fattori che portano la nostra mente a ricevere numerosi stimoli che necessariamente ci portano ad agire, a creare, a metterci in sfida con noi stessi.

La Comfort Zone uccide il business perché mette a tacere i due aspetti chiave di ogni azienda, INNOVAZIONE e MARKETING. Non esiste un punto di arrivo per queste due importantissime aree di lavoro, perché quello che oggi è una fantastica idea, tra poco diventerà la routine, i nostri clienti saranno digitalmente più avanti, tecnologicamente più esigenti, chiederanno di avere di più ed è per questo che adagiarsi su di un successo rischia di annegare tutti gli sforzi fatti.

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare dicendo che il rapporto con il consumatore si crea infondendogli tranquillità e fiducia che in questo modo sembrerebbero venire a mancare....e invece no.

Ci siamo domandati tantissime volte "Che cosa desidera il cliente per essere fedele al mio marchio?"(Non mi si dica il prezzo, nel 2016 non si argomenta più con questi numeri). Il cliente è stanco delle chiacchiere, delle promesse e dei paroloni. Lui, che nel mio mondo si traduce nel "paziente", è portato a creare un rapporto di fiducia e appartenenza, affidabilità e valore ovvero qualità e trasparenza. La zona di comfort che cerca è esattamente questa, sa accettare i cambiamenti purché siano immutati qualità e competenza. Si deve sentire sempre al centro dei pensieri dell'azienda o del professionista che gli sta offrendo il servizio e l'innovazione, se portata avanti da queste basi, è recepita come una crescita e non come una pericolosa incertezza.

Il cambiamento non è sempre visto in modo positivo dagli "addetti ai lavori", ma le aziende devono capire che cambiare è positivo e sapersi rimettere in gioco trasferisce un messaggio di crescita continua. Accettare i cambiamenti senza subirli, cambiare per crescere e migliorare tentando dove gli altri ancora non hanno osato puntando sempre verso l'eccellenza e la qualità (dei prodotti, delle persone e del lavoro).

Il viaggio verso il successo non ha termine, potranno esserci brevi soste, qualche deviazione imprevista, vedrà sorrisi e lacrime, ma la strada giusta è quella di chi non si sente mai arrivato e cerca di poter fare un passo un po' più in la senza avere paura, cercando di avere una visione strategica, organizzata e (fondamentale) programmata.